Sono tornato sull’argomento email marketing: lo sto riscoprendo e studiando più approfonditamente. Principalmente per due ragioni:
. Il mio punto di vista in merito all’argomento “big data” (che introduco tra qualche riga);
. l’occasione di una collaborazione con Mentine (in particolare con Rosario Toscano) per un progetto che ci vede coinvolti entrambi.
La mia posizione, semplificata, sul tema “big data” (senza soffermarmi troppo sull’aggettivo “big”):
. penso che tutte le informazioni fornite dai servizi di terze parti non siano regalate bensì siano in affitto (spesso dietro compenso);
. penso che un’azienda si debba preparare qualora il prezzo per le informazioni sui fan diventi troppo alto o, peggio, Facebook chiuda del tutto i battenti (oggi ci sembra impossibile ma i primi quindici anni di internet ci hanno insegnato che c’è una certa ciclicità quasi per tutto);
. penso che si debba tornare a dare valore all’email quale (a) canale diretto di comunicazione con il singolo utente (b) opportunità di conoscere più approfonditamente il consumatore attuando strategie win-win: io, azienda, ti regalo qualcosa e tu, utente, mi racconti qualcosa di te che ancora non so.
Credo però che contemporaneamente a queste riflessioni debba essere ribaltato un paradosso che, ahimé, ritrovo troppo spesso nelle aziende e che ha a che fare con l’approccio al contenuto.
Ritrovo più attenzione ed anche più timore (grazie web 2.0!) verso quei contenuti che sono destinati al sito web piuttosto che a quelli dedicati alla newsletter o ad altre attività di email marketing.
La spiegazione è semplice: il sito web è uno spazio pubblico mentre la newsletter ha un’aurea più privata, per tanto, se si sbaglia qualcosa, ci si sente più tranquilli a commettere l’errore a “casa propria”.
Niente di più sbagliato.
Questa è la manifestazione dell’approccio quantitativo che vince su quello qualitativo ed è il paradosso di cui sopra che deve essere ribaltato.
Mentre in relazione al sito web non posso avere l’assoluta certezza di chi fruisce il contenuto pubblicato, per la newsletter ed i suoi iscritti so, come minimo, l’email (arrivando in alcuni casi ad informazioni ben più approfondite).
E va tenuto in mente anche un dettaglio in più: questi indirizzi email non sono piovuti dal cielo bensì ci sono stati regalati dagli utenti (in molti casi quelli fidelizzati); è per tale ragione che quando si pensano i contenuti, ad esempio per la newsletter, bisogna sempre ricordarsi che stiamo comunicando con i nostri migliori utenti in assoluto.
Ah, se volete iniziare a smanettare con una piattaforma di email marketing, vi consiglio questo strumento qua.
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