La riflessione nasce dalle notifiche che ricevo via email quando qualcuno compila la form di contatto del sito o si iscrive alla newsletter di MOCA; in altre parole, da quei momenti durante i quali, con le poche informazioni a disposizione, cerco di ricavare una “sensazione” circa la persona che si è appena messa in contatto: è una buona opportunità commerciale o qualcuno che cerca solo un consiglio, si tratta di qualcuno veramente interessato ai contenuti che pubblichiamo via mail o “solo” un competitor che cerca un po’ di ispirazione?
Tra le informazioni in mio possesso, naturalmente, c’è l’indirizzo email ed il primo distinguo che si può fare è, eccezioni comprese, si se tratta di una mail personale (es. @gmail.com, @libero.it, …) o aziendale (es. @mocainteractive.com). Originariamente ho sempre dato maggior peso alla mail aziendale (senza che questo poi portasse a flussi di comunicazione diverse) ma da diverso tempo ho cambiato posizione propendendo per la casella di posta elettronica personale.
Di seguito condivido le riflessioni che mi hanno condotto a questo punto di vista:
- il cambio di indirizzo è molto meno frequente; l’azienda può decidere di cambiare il dominio di posta elettronica in seguito ad azioni straordinarie come rebranding, fusione, acquisizione mentre per la persona questa dinamica è un pizzico più rara. In tal senso, se penso a software per l’invio di email come Mailchimp questi raccolgono lo storico di comportamento (es. tasso di apertura)(facendone un criterio di segmentazione, tra l’altro) attorno all’indirizzo email per cui sostituirlo con uno nuovo significa azzerare lo storico e ricominciare da zero;
- le persone cambiano lavoro ed anche questa dinamica potrebbe portare a ritrovarsi per le mani un dato (l’indirizzo email aziendale) non più utilizzabile;
- se penso poi alle sinergie che possono nascere tra il Mailchimp di turno ed i social network è chiaro che queste possono esprimersi al meglio quando riescono a condividere dati equivalenti; poiché, in quasi tutti i casi, ci iscriviamo ai social network con la mail personale ne deriva che diventa più interessante avere quest’ultima anche, ad esempio, nel nostro CRM per “seguire” il comportamento della persona un po’ ovunque e per usufruire di funzionalità cross-platform come il retargeting che mette in comunicazione Facebook e Twitter con Mailchimp.
Tu che dici? Mail personale o aziendale?
E se la pensi come me hai individuato ulteriori plus?
Ciao Marco, torno su questo post per un veloce aggiornamento. Ho appena trovato un articolo interessante proprio sull’utilizzo della email personale/aziendale. Spero possa dare qualche parametro concreto in più alle tue considerazioni: https://www.brightorangethread.com/blog/view/lead-scoring-non-business-emails/#.VVCs5dPtmko
Bellissimo post, Mattia. Grazie per averlo riportato qui: un contributo di super valore! ;)
Ciao, io dico “entrambe” a seconda del contesto. Nel senso che se li servizio a cui ci iscriviamo è ludico/personale possiamo pensare benissimo di usare quella personale, se è per motivi professionali utilizzerei quella aziendale.
Perché così manterremo gli ambiti separati.
Tant’è che ad oggi vedo che spesso le persone hanno anche due profili social differenti, uno a destinazione privata e uno a destinazione lavorativa.
Per quanto riguarda il fatto che “perdo” l’iscrizione se cambio azienda o c’è una fusione aziendale etc… si potrebbe risolvere semplicemente così. Ogni persona che ha un minimo di interesse alla propria carriera (freelance o dipendente che sia) potrebbe/dovrebbe crearsi il suo dominio personale e professionale. Con o senza blog. Ma che riporti almeno profili social e Curriculum.
Utilizzando questa email professionale ma di proprietà del soggetto (invece che dipendere da quella di un’azienda in cui si è dipendenti o internisti), si potrebbe ovviare al problema.
In fondo tu sei il primo ad averlo fatto, no? ;-)
Grazie per il commento, Alex. Io però sono di un’altra visione. Tra l’altro immaginare che ogni professionista si crei il proprio sito internet (anche semplice) è un limite non da poco, anche perché ci sono LinkedIn (per la carriera) e Facebook (se uno ha voglia di condividere e farsi conoscere); due strumenti più semplici, diffusi, gratuiti, già pronti e nati ad hoc. Nel caso specifico, credo di aver acquistato il dominio (credo) nel 2007 (o 2006), prima che Facebook fosse disponibile in Italia. :)
Non più di un paio di settimane fa mi sono ritrovato a dover spostare un database di quasi 15mila contatti da un CRM all’altro, e questo mi ha dato modo di analizzare nel dettaglio tutti i contatti.
Il feedback generale è che concordo con Marco. Molti, moltissimi contatti non sono più validi in quanto riferiti ad un precedente lavoro.
Il costo di manutenzione del database dei contatti è quindi elevatissimo.
Spesso vedo siti web che richiedono esplicitamente una email aziendale, ed il vero motivo (considerazione personale) per cui fanno questa richiesta è per un processo di qualificazione migliore.
Avere un email qualcosa79@gmail.com è molto diverso da avere nome.cognome@azienda.ext
Posso quindi immaginare che il dato dell’email aziendale viene utilizzato per qualificare l’utente, diventa quindi semplice capire per chi lavora il nostro lead e dare un relativo valore alla “campagna”.
Ma il vero problema è che l’indirizzo email aziendale non ha di per se valore. Se la mia campagna raccoglie indirizzi email aziendali di tutti gli stagisti (ed il mio target non è lo stagista), la campagna non funziona.
Se volete la possiamo chiamare vanity metric, ma il succo del discorso è che non ha senso concentrarsi su questo. Molto più utile capire il genere di target che sto raggiungendo e le motivazioni che lo spingono a contattarci o meno.
Per dare un altro punto di vista ad Alex, io ho un mio indirizzo email personale (con dominio proprio), aziendale, ed uno di spam sia per lavoro che personale. Secondo te, se mi iscrivo ad una newsletter per scaricare un ebook, quale userò? Di certo non uno “ufficiale”. Se voglio essere contattato perchè mi interessa il prodotto/servizio, uso una “ufficiale” (personale o aziendale a seconda del caso) e sono ben disposto a lasciare molti altri dati.
Concludendo, la cosa importante è che l’indirizzo email sia valido e che chi me l’ha lasciata sia in linea con il potenziale cliente che mi interessa avere. Il resto ha, a mio avviso, poco valore.