Non parlerò di web analytics.
Però del web analyst.
Tra le mansioni c’è sicuramente quella di scavare in profondità per trovare, interpretare, intercettare; i miei preferiti sono quelli che dalla lettura dei dati riescono a ricavare e descrivere un comportamento dell’utente.
Ma tra le attività c’è sicuramente anche quella della rendicontazione: non tanto in termini di lettura del dato (anche) quanto in termini di individuazione del dato; in altre parole, una responsabilità del web analyst è quella di comporre il report in funzione degli obiettivi e, altrettanto fondamentale, dell’interlocutore (che magari sono più d’uno collocati a livelli diversi dell’organigramma aziendale).
Spesso nelle aziende nessun referente ha un know how troppo profondo su queste tematiche da giustificare report di pagine e pagine, numeri e numeri (spesso si ottiene l’effetto contrario: confusione e frustrazione); un web analyst professionale, secondo me deve essere in grado, con pochi semplici numeri, di rispondere alla domanda Come sta andando? avendo di fronte una persona che non mastica la materia e che non concede troppi minuti.
Per tornare al titolo dell’articolo, l’analista deve mettere in cantuccio la libido. La libido dell’individuazione, dell’interpretazione corretta. O meglio ancora la libido dell’aver unito i puntini e srotolato un ragionamento complesso.
Il web analyst, dal mio punto di vista, dovrebbe comunque riassumere tutto in poche, efficaci e parlanti metriche e, al limite, dare sfogo alla propria soddisfazione da qualche altra parte (parlavo di un blog o un forum, eh! :P ).