Chiamala soddisfazione. Chiamala esperienza utente. Basta che ci pensi.

Dico una banalità: oggi il consumatore è cambiato.
E’ attento, consapevoli dei mezzi e del suo potere, è esigente. Esigente.

La soddisfazione è diventata, perfino, un fattore tenuto in considerazione in chiave SEO per quello che concerne la visibilità sui motori di ricerca.

Soddisfazione quale fattore SEO

(clicca qui per approfondire l’articolo twittato)

Quando si progetta una qualsiasi esperienza online si deve pensare all’utente.
Ad un utente che esige ed è pronto ad abbandonare la strada vecchia per quella nuova.
Un approccio di questo tipo è vincente.
Se non siete d’accordo, vedetela così: l’approccio contrario è sicuramente perdente.

In questo piccolo esempio, sono consapevole di non essere un campione rappresentativo dell’intera popolazione, però ci sono state un paio di settimane durante le quali ho raccolto qui e là tracce di un’insoddisfazione nei confronti di foursquare che stava accusando rallentamenti appesantendo notevolmente l’esperienza utente.
Il piccolo campione con il quale mi sono confrontato è stato spietato: dopo poche ore avete già iniziato ad utilizzare meno l’applicazione arrivando a dichiarare cose del tipo basta, mi sono rotto, non la utilizzo più.

Questa volta chiudo con quella che potrebbe essere l’apertura di un prossimo post: ci sono applicazioni e progetti che raggiungono invece livelli superiori e che possono permettersi di non pensare troppo all’utente (pensate alle peripezie ed alle evoluzioni dell’app di Facebook per iOS). Chissà qual è il termine marketing che rappresenta queste eccezioni.

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