L’ecommerce è indubbiamente uno dei trend più forti degli ultimi mesi.
Se ne parla tanto. Se ne parla pure troppo.
E come spesso succede, quando c’è un interessamento morboso verso l’argomento la risultante è che si abbassa un po’ il livello qualitativo.
Anche delle richieste.
Ciò che ho osservato, dalle occasione che mi sono capitate, è che nell’ecommerce si intravedono, tra tante, anche queste opportunità/desiderata:
. chiudere (finalmente) il negozio (offline);
. abbattere i costi (quelli che però già si conoscono);
. abbandonare quella maledetta famigerata rete commerciale (e, giustamente, ridurre la filiera);
. non avere più a che fare con i clienti (illusi; i negozianti).
Troppo spesso, ahimé, la discussione con l’interlocutore di turno si conclude con un passo indietro da parte sua: ho capito, non fa per me.
Perciò è vero, ammazziamo tanti ecommerce sul nascere.
Però, riprendendo Gianluca Diegoli, è anche vero che tutto si venderà online e non tutti venderanno online.
Speriamo sia piuttosto uno spunto di riflessione per ritrovare gli antichi stimoli che c’hanno fatto aprire un’azienda.
Concordo sul fatto, e ammonisco sempre anch’io, che vendere on-line non è per tutti. Provo a spiegare che il più delle volte non è una scorciatoia: geniale l’idea di avere come unico agente “Google” che non ha bisogno nè di stipendio nè di auto aziendale.
E qui entra il gioco l’anima dell’evangelizzatore: faccio del mio meglio per evitare il flop del mio cliente. Ma ammonendolo sul fatto che posso essere per lui un allenatore, non un dopatore. E che le regole del web non le decidiamo noi, dobbiamo confrontarci con questa strana cosa.
Tuttavia osservo anche che la crescita nella domanda di esperti di e-commerce sta effettivamente producendo un aumento preoccupante di “esperti”. Molto bello anche questo articolo http://www.gasparotto.biz/2013/07/consulenti-e-commerce/
Grazie per essere passato di qui, Bruno.
E grazie per il link; salvato su Pocket. :)
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